Per alimentazione intuitiva si intende un approccio nutrizionale che non preveda rigide regole da seguire, si tratta di indicazioni alimentari che non hanno nulla a che vedere con una dieta eccessivamente restrittiva.
L’obiettivo dell’alimentazione intuitiva è di imparare a scegliere cosa mangiare in maniera più sana ma anche più serena, seguendo l’istinto e i segnali del corpo, non delle regole che, a lungo andare, possano far perdere un rapporto sano con il cibo.
Alle origini dell’alimentazione intuitiva
La pioniera dell’alimentazione intuitiva Thelma Wayler, dietista, fondò nel ‘73 il Green Mountain At Fox Run, un luogo di ritiro per aiutare le donne con problemi di peso attraverso attività basate sulla mindfulness. Possiamo dire che la contrapposizione “dieta rigida VS consapevolezza di sé in ambito alimentare” si sviluppa in parallelo alle tematiche femministe cibo-corpo-emotività; questa filosofia viene poi portata avanti da due dietiste Statunitensi, Tribole e Resch.
La base sulla quale poggia l’intuitive eating è l’atteggiamento sano nei confronti del cibo e del corpo, il motto è: “ascolta il tuo corpo” e agisci di conseguenza, mangia quando hai fame e smetti quando sei sazio.
Come distinguere la fame emotiva dalla fame fisica?
Durante un percorso nutrizionale, che sia per migliorare le proprie abitudini, per perdere peso o per migliorare uno stato di salute, diventa necessario “ascoltare” la fame, nel senso di saperla percepire e sapere riconoscere che tipo di fame sia.
Fame fisica
La sensazione di fame fisica è qualcosa che abbiamo imparato a ignorare stando a dieta e avendo orari preimpostati per i pasti. Riscoprirla è un traguardo fondamentale nella guarigione del nostro rapporto con il cibo. Risulta fondamentale non solo per gestire le quantità di cibo, il giusto momento di mangiare o per non arrivare troppo affamati al pasto successivo, ma anche per distinguerla dalla fame emotiva; è sempre interessante vedere come ogni persona percepisca in maniera diversa determinati segnali del corpo. C’è chi considera come massimo livello di fame il brontolio di stomaco, chi il mal di testa o un calo di attenzione; altre persone considerano un livello di fame intermedio con il borbottio dello stomaco o con l’aumento della salivazione; come puoi notare i segnali di fame non sono uguali per tutti!
Fame emotiva
La fame emotiva insorge piuttosto rapidamente e risponde ad uno stato emotivo, come rabbia, noia, ansia, mancanza di affetto, ipersensibilità, tristezza, solitudine, nervosismo, paura, inquietudine; sovente fa perdere il controllo su quello che si mangia e altrettanto spesso c’è la ricerca di cibi ben determinati. Ma non essendo fisica non arrivano segnali dal corpo di fame e nemmeno segnali di sazietà; questo è il motivo per cui le quantità possono diventare incontrollate. Abbastanza tipico è il senso di colpa che deriva dall’aver mangiato senza una reale fame fisica. Per molte persone però questo è l’unico modo per rispondere ad uno stato d’animo percepito come negativo, il cibo infatti è il modo più veloce e subito disponibile in ogni situazione.
Alimentazione intuitiva: come applicarla alla nostra dieta
Seguire un’alimentazione intuitiva non significa abbandonare qualsiasi regola alimentare, ma imparare a vedere il cibo come qualcosa che ci nutre e che soddisfa le nostre necessità e i nostri fabbisogni. Proviamo quindi ad ascoltare il nostro corpo, interpretando i segnali di fame, sazietà e voglie.
In quest’ottica cerchiamo comunque di seguire un’alimentazione sana, nutriente, varia e che apporti tutti i nutrienti necessari al benessere del nostro corpo e della nostra mente. Impariamo a costruire quello che viene definito “piatto sano”, ovvero, in ciascun pasto proviamo a consumare verdure, carboidrati, proteine e grassi nelle giuste proporzioni.
Alimentazione intuitiva in 10 passi
Tribole e Resch individuano 10 punti per iniziare a comprendere e a mettere in pratica la filosofia dell’alimentazione intuitiva:
- Rifiutare la cultura della dieta evidenziando le sue conseguenze negative sulla salute mentale e fisica.
- Non vedere la fame come una nemica ma soddisfarla quando si presenta come impulso biologico
- Fare pace con il cibo sbarazzandosi dei preconcetti su cosa si dovrebbe o non si dovrebbe mangiare.
- Eliminare il concetto di “polizia alimentare” secondo il quale esistono cibi buoni e cibi cattivi (che rendono buoni o cattivi chi li mangia).
- Assecondare il proprio senso di sazietà e smettere di mangiare quando lo si avverte.
- Scoprire la soddisfazione nel cibo regalandosi momenti di piacere e consapevolezza.
- Smettere di legare l’emotività al cibo slacciando la fame dalla voglia di consolazione.
- Rispettare il proprio corpo imparando a conoscerlo e a nutrirlo consapevolmente.
- Spostare l’attenzione dal perdere peso a prescindere e concentrarsi sul sentirsi bene e in salute nutrendosi e facendo attività fisica.
- Nutrirsi con gentilezza senza seguire una dieta “perfetta” perché la nutrizione non è tutto o niente: anche una “coccola” ogni tanto può essere positiva per l’anima!
È bene precisare che utilizzare il cibo, saltuariamente, per sentirsi meglio, non è di per sé una cosa sbagliata. Quando, però, avviene spesso e ogni volta che si è arrabbiati, stanchi, delusi il primo impulso è quello di mangiare cibi ricchi di grassi e zuccheri, i cosiddetti “comfort foods”, allora è necessario comprendere le ragioni di questo comportamento e adottare strategie efficaci, per imparare a mangiare consapevolmente
Il consiglio ultimo per chi volesse abbracciare la filosofia dell’intuitive eating e recuperare un sano ascolto del corpo, soprattutto nel caso in cui ci siano in gioco disturbi alimentari o il sospetto di questi, è di farsi seguire in equipe da personale qualificato (psicologo psicoterapeuta, dietista/dietologo/nutrizionista).